Come sentono i sordi? Immaginate una persona che guida l’auto in mezzo alla nebbia: vede le macchine attorno ma non bene. Allo stesso modo succede ai sordi: ho cercato di far capire questa cosa attraverso la fotografia. Sono sordo profondo dalla nascita e sono sordo oralista.
Non conosco la lingua dei segni perché sono stato rieducato da una specialista. Per preparare questo reportage ho frequentato per un anno la comunità dei sordi di Verona. Le foto sono state scattate presso L’ENS, l’ente nazionale sordi con sede a Verona e per un periodo sono entrato nel loro mondo conoscendo la loro cultura e il modo di comunicare. È una comunità di sordi dove i sordi si ritrovano per scambiarsi informazioni sulla vita quotidiana e avere una rete di supporto. Per dialogare, comunicano usando la lingua dei segni e ho scoperto che per loro è una lingua molto importante come per noi lo è la lingua parlata.
La lingua dei segni è ricca di movimenti e di segnali comunicativi, ogni parola ha la sua forma e il suo movimento che viene fatto dalle mani, dalla faccia e dal corpo come vediamo nelle foto. Per loro le mani sono importanti come per noi lo è il suono della voce. Il mio scopo è quello di far capire agli udenti come comunicano i sordi e ho volutamente scelto di fare le foto poco nitide e non perfette.
Le immagini sono un estratto del lavoro, ancora in fase di sviluppo da parte dell’autore.
GIACOMO ALBERTINI
Nato nel 1973 a Verona, dove tuttora risiede. A undici anni ha iniziato ad appassionarsi alla fotografia usando la piccola macchina fotografica Ricoh. Si dedica prevalentemente al reportage e alla street photography. Da oltre sei anni è specializzato in fotografia sociale e lavora soprattutto sul tema della disabilità e delle malattie rare.
Il mio scopo è di divulgare il mondo della disabilità e delle malattie rare per farle conoscere a chi non ne ha esperienza diretta.
Mi concentro molto sulla storia delle singole persone, perché penso che nella vita tutto sia possibile e qualsiasi situazione difficile possa essere affrontata e superata: chi meglio di un disabile lo può testimoniare?
Fotografare persone disabili e persone affette da malattie rare mi offre la possibilità di dare loro la dignità che meritano: la mia diretta esperienza mi aiuta a colmare le distanze tra l’ignoranza e la consapevolezza.
Ho imparato che nella vita tutto è possibile e che si possono superare i problemi generati dai pregiudizi. Inoltre l’incontro con le persone con disabilità mi ha fatto comprendere meglio il senso della vita..